La Ca’ Bianca. Un luogo misterioso, perduto nei boschi della collina torinese. Un castello incantato, riempito all’inverosimile di memorie, opere, materiali, oggetti, libri, immagini. I padroni di casa? Lei è Laura Castagno, lui è Leonardo Mosso. Una coppia che in più di cinquant’anni ha attraversato con grande maestria i territori dell’arte e dell’architettura internazionale più sofisticata.
La casa intesa come fantasmagorico e inimmaginabile archivio: benvenuti!
Chi
Laura e Leonardo
Lei architetto, artista, designer. La sua attività artistica sin dagli inizi si caratterizza per una particolare attenzione al contesto spaziale con ispirazione concettuale, e si manifesta attraverso installazioni e migrazioni di segni nello spazio. Ha partecipato a importanti collettive, da Identità e differenza alla Biennale di Venezia nel 1995 a La sindrome di Leonardo nello stesso anno a Stupinigi e alla Primavera del Disseny di Barcellona; altre presenze a Steyr con Material Konzept Struktur nel 1998, al Forum Konkrete Kunst a Erfurt nel 2005 e a Villa Pisani a Stra, sempre nel 2005. Importanti personali a Berlino (1991), Bruxelles (2000), Torino (2011).
Lui architetto, docente, storico, fotografo, artista. Nato a Torino da famiglia biellese ha insegnato in diverse università europee, compresi il Politecnico di Torino e quello di Milano. Collaboratore di Alvar Aalto, ha poi sviluppato una sua sensibilità artistica che ha trovato forma nella “Teoria della progettazione strutturale”. Sue sono la Cappella per la Messa dell’Artista e la Nuvola Rossa con le strutture di Palazzo Carignano. Nella sua casa/laboratorio di Pino Torinese ha fondato negli anni ’80 il Maaad, Museo dell’Architettura Arti Applicate e Design e il Centre Pompidou gli ha dedicato una sala per un anno acquisendone le opere (2018-2019).
Video
Storie ritrovate in collaborazione con IED Torino
Nella cornice di Archivi d’Affetto, dodici studenti del terzo anno di Fotografia IED Torino hanno riportato alla luce la storia di Laura e Leonardo, partendo proprio dal racconto della loro “casa nel bosco”, dove si raccontano storie di vite passate che riverberano ancora oggi tra le mura, le opere e le relazioni dei due protagonisti.
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Ritratto 1 / La casa nel bosco
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Ritratto 2 / La ricerca
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Ritratto 3 / Le connessioni
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Come si può tradurre in modo contemporaneo la storia di due intellettuali, artisti e designer torinesi del calibro di Leonardo Mosso e Laura Castagno? Nella cornice di Archivi d’Affetto, dodici studenti del terzo anno di Fotografia IED Torino hanno riportato alla luce la storia di Laura e Leonardo, partendo proprio dal racconto della loro “casa nel bosco”. Il progetto ha preso vita nel corso di Videomaking attraverso un lavoro di gruppo per ricercare il materiale, intervistare i protagonisti e produrre veri e propri videoritratti dell’esperienza. Dopo un’intera giornata di riprese, gli studenti hanno lavorato ai progetti curandone minuziosamente ogni passaggio: dal montaggio audio e video, alla post-produzione, arrivando alla finalizzazione di tre videoritratti che vedono come narratori principali Laura Castagno – protagonista e moglie di Leonardo Mosso – e Gianfranco Cavaglià, architetto, collaboratore e amico di famiglia.
Credits
Videoritratti realizzati dagli studenti al terzo anno del Corso Triennale in Fotografia IED Torino
Gaia Benedetti, Greta Ratto, Giulia Rissone, Anna Tamagnone Isabella Castellano, Samuele Chinaglia, Alessandro Di Lenardo,
Susanna Giacinto Matilde Bono, Gianluca Catalano, Benedetta Crosetto, Salvatore Gaballo
Hanno guidato gli studenti nella realizzazione del progetto i docenti IED
Eleonora Diana: videomaking e coordinamento
Federico Lagna: ripresa e montaggio video
Guglielmo Diana: sound design
Coordinatrice del corso
Giulia Ticozzi
Luogo
Dentro la casa di Lux Reality
Un tour immersivo negli ambienti della casa di Laura Castagno e Leonardo Mosso
Autore
Astrarre la pratica di Bianca Felicori
Uno scrigno di ricordi e stratificazioni temporali, tra costanti cambi di scala e invasioni disciplinari.
Astrarre la pratica è un saggio nato dal desiderio di indagare i principi fondativi della loro opera, formulando l’ipotesi che entrambi, seppure recitanti in campi del sapere diversi (lei arte, lui architettura) abbiano applicato nella loro pratica processi d’astrazione propri del mondo dell’arte, con un particolare riferimento alle teorie di Klee diffuse in Italia a partire dal 1959.
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La casa di Laura e Leonardo è uno scrigno di ricordi e un archivio stratificato nel tempo. Questa commistione di elementi è lo specchio del loro stesso lavoro: entrambi architetti di formazione e compagni di studi universitari, Laura e Leonardo cavalcano l’onda di una stagione culturale di costanti invasioni di campo tra le diverse discipline. Arte-architettura-design-ricerca-pittura-scultura-urbanistica-semiotica-teoria: nella loro pratica questa visione interdisciplinare è una chiave fondamentale. Eppure in questa dimensione di cross-pollination e di costante cambiamento di scala, tipica di quel periodo storico, vi è sempre una visione d’insieme e un denominatore comune nelle loro pratiche. Astrarre la pratica è un saggio nato dal desiderio di indagare i principi fondativi della loro opera, formulando l’ipotesi che entrambi, seppure recitanti in campi del sapere diversi (lei arte, lui architettura) abbiano applicato nella loro pratica processi d’astrazione propri del mondo dell’arte, con un particolare riferimento alle teorie di Klee diffuse in Italia a partire dal 1959.
Bianca Felicori
Architetto, autrice, curatrice e PhD candidate presso l’UCLouvain con una borsa di studio FNRS. Nata a Bologna, vive attualmente tra Milano e Bruxelles. Svolge la sua ricerca accademica sul rapporto tra arte e architettura (1950-70) approfondendo Superstudio in Italia, Archigram nel Regno Unito e Hans Hollein in Austria. Ha curato mostre e programmi culturali presso istituzioni come Triennale Milano e Milano Design Film Festival. Nel 2019 ha fondato Forgotten Architecture, un progetto digitale sull’architettura del Novecento meno nota diventato poi un libro (Nero Editions, Roma 2022). Nel 2022 ha co-fondato il centro culturale DOPO? a Milano, con Parasite 2.0, Fosbury Architecture, Plstct, Carlotta Franco e Salvatore Peluso.
Credits
Saggio
Bianca Felicori
Autore
Snodi / Dancing about Architecture di Hagit Pincovici
Le sculture di Leonardo Mosso sono nate come una continua ricerca, il cui centro era lo snodo, realizzato con varie caratteristiche, capace di cambiare e manifestare dei reticoli magici in diversi volumi e morfologie.
In un flusso continuo di stimoli, immagini e sensazioni, i corpi esplorano e manifestano volumi e ritmi attraverso la danza, raccontando la ricerca scultorea e architettonica di Leonardo.
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Le sculture di Leonardo Mosso sono nate come una continua ricerca, il cui centro era lo snodo, realizzato con varie caratteristiche, capace di cambiare e manifestare dei reticoli magici in diversi volumi e morfologie.
La ricerca scultorea di Leonardo era soltanto la punta dell’iceberg. L’architetto prolifico è stato al centro di un movimento intellettuale, dove i vari campi dell’arte, design e architettura si sovrapponevano, senza distinzione tra loro.
La casa di Laura Castagno e Leonardo Mosso era, infatti, uno spazio di creazione e pensiero dove la ricerca non si distingue dalla vita domestica. Un flusso continuo di stimoli, immagini e sensazioni.
Il progetto Snodi / Dancing about Architecture è nato come una fusione (o un ibrido) tra questi elementi poetici.
Lo snodo viene esplorato, manifestato attraverso il corpo e restituito nell’ambiente dove ha avuto origine.
La danza crea dei volumi e ritmi diversi, capaci di cambiare in ogni momento. Il movimento accentua le connessioni tra i corpi che danzano creando snodi.
L’opera viene realizzata nell’atelier di Leonardo, dove i vari reticoli prendono lo spazio, lo riempiono, facendolo diventare fitto nella loro leggerezza. La danzatrice, a sua volta, trova il suo spazio all’interno della stanza mimando e interpretando quello che la circonda, diventando parte di un’installazione improvvisata capace di fondersi con il luogo e gli oggetti.
La danza prende spunto dalla ricerca della Ca’ Bianca, casa dove le arti non trovano confine, ma anzi sono una cosa sola. Un pensiero fluido che, come nella danza, non ha barriere. È un danzare l’architettura, o meglio ancora una sinfonia per l’architettura.
Hagit Pincovici
Nasce a Tel Aviv, si laurea in Industrial Design presso la Bezalel Academy of Art and Design a Gerusalemme e ottiene un Master presso Domus Academy a Roma. Insegna presso Naba, Nuova Accademia di Belle Arti e Domus a Milano. Crea collezioni scultoree in serie limitate, realizzate sotto il suo brand dal 2014. La sua ricerca è focalizzata sulla matericità e sperimentazioni di produzione. I suoi lavori vengono realizzati in Brianza e sono distribuiti in USA, Canada ed Europa.
Credits
Film making ed editing:
Eleonora Diana
Danzatori:
Francesca Siracusa e Liber Dorizzi
Testi:
Hagit Pincovici e Eleonora Diana
Autore
Due movimenti di 4' e 33" di Mariano Dallago in collaborazione con Naba, Nuova Accademia di Belle Arti
Il cielo e le sue nuvole che entrano in una stanza colma di memorie. Una sovrapposizione enigmatica per quattro minuti e trentatré secondi di silenzio. Trasformare uno degli ambienti della Ca' Bianca in una camera obscura. Con John Cage di sottofondo.
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L’idea è quella di trasformare una delle stanze della casa-atelier di Laura Castagno e Leonardo Mosso in una camera obscura, o meglio in una camera a foro stenopeico, riprendendo la tradizione dei grandi vedutisti del Rinascimento.
Oscurando completamente una delle stanze e lasciando semplicemente un foro aperto su una della finestre del lato giardino, si ottiene una proiezione del paesaggio esterno all’interno della camera. Pareti e oggetti diventano così uno schermo sul quale si proietta l’immagine del giardino e del cielo. In una giornata dal tempo variabile si possono così vedere le nuvole che scorrono proiettate in movimento sulle pareti e sui vari oggetti collezionati nel tempo da Laura e Leonardo. Un passaggio lento delle nuvole sopra i ricordi collezionati in una vita trascorsa insieme.
/ Dal diario di lavoro /
Con alcuni studenti dell’Area Design di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti cominciamo l’opera di oscurare la stanza. Teli neri, cartoni, materiale di riciclo tenuto insieme con punti metallici e nastro isolante nero. Porte e finestre sono le prime ad essere oscurate. La stanza va piano piano oscurandosi. A mano a mano che il buio avanza, si scoprono fessure e aperture che lasciano passare ancora luce. Una lama di luce filtra da un vecchio stipite non ben agganciato al muro, va otturato con cartoncini neri e scotch.
Una vecchia porta tutta fessurata e coperta dal poster di una mostra, lascia passare ancora troppa luce, le vecchie finestre che non chiudono perfettamente pure.
Finalmente riusciamo a rendere la stanza buia. Solo una piccola lampada da tavolo è ancora accesa e consente di muoverci in questi spazi ristretti, fra il modellino della nuvola appeso al soffitto e i tavoli coperti di libri. Su una delle finestre che si affacciano al cortile, apriamo un piccolo foro dal quale far entrare la luce esterna. La lampada viene spenta e improvvisamente siamo al buio. Ora, l’unica fonte luminosa è quel piccolo foro di un centimetro. L’occhio lentamente si adatta a quel buio, che lentamente diventa penombra. Cominciamo a intravedere gli oggetti. Le bacchette rosse della struttura appesa al soffitto, il modello di una struttura coperto da una teca, una grande tela di Laura, un riflesso sul soffitto. Il riflesso diventa improvvisamente una delle strutture metalliche costruite da Leonardo disseminate nel giardino esterno. E così si comincia a distinguere il dentro dal fuori. Il blu del cielo sui libri posati sul tavolo, le strutture del giardino proiettate sul soffitto. Su una sedia ci sono due copie del libro “Per una filosofia della fotografia” di Vilém Flusser, e una foto in bianco e nero incorniciata che ritrae l’autore e Leonardo. Accendiamo la lampada e cerchiamo un’inquadratura su quel dettaglio così in tema. Torniamo nuovamente al buio e cominciamo a scattare una sequenza di immagini. I tempi di posa sono lunghissimi. E stiamo lì, aspettando che le immagini si compongano, in questo buio che buio non è, e in questo silenzio che silenzio non è.
Il ronzio di un’ape in questo scorcio di primavera anticipata che cerca qualche fiore, il fruscio di una pianta mossa dal vento che struscia sulle grate delle finestre, i passi di Laura al piano di sopra, l’abbaiare lontano di un cane e i rumori appena percepiti di questa casa antica, che come tutte le case antiche in qualche modo ci parlano!
Mariano Dallago
Fotografo freelance dal 1989, opera da sempre nel campo della fotografia di architettura, della documentazione delle fasi di restauro e della riproduzione di opere d’arte. Collabora con diverse Soprintendenze alla catalogazione dei beni artistici. Socio fondatore della cooperativa di restauro Koinè di Roma. Si occupa di didattica e ha tenuto workshop in università in Italia e all’estero. Dal 2008 insegna nell’Area Design di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti nella sua sede di Milano.
Credits
Mariano Dallago in collaborazione con gli studenti del Triennio in Design di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti
Ludovica Gerardi, Lorenzo Meroni, Aldo Mucciarone, Aurora Possenti
Autore
Dialogo a più voci di Virginia Sutera
Un dialogo a più voci, quella di Leonardo, di Laura e della loro casa che si intrecciano. I suoni del violino e delle opere vivono e si adattano alle stesse architetture, che ne determinano il timbro, il riverbero e l’accordatura.
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Un dialogo a più voci, quella di Leonardo, di Laura e della loro casa che si intrecciano. Voci diverse che nelle loro differenze generano immensi mondi sonori. La casa parla nel suono delle opere, della sua stessa acustica e delle macchine da scrivere che la caratterizzano in quasi ogni suo angolo. Leonardo si racconta con le sue strutture caratterizzate da un solo elemento ripetuto in un continuo sistema di trasformazione, armonici e figurazione ritmiche, e con il suono stesso del violino, registrato nell’acustica della chiesa del Gesù Redentore a Torino. L’incursione di momenti più lirici rappresenta la voce di Laura.
I suoni del violino e delle opere vivono e si adattano alle stesse architetture, che ne determinano il timbro, il riverbero e anche l’accordatura.
La partitura visuale è la mappa di questo racconto musicale. A ogni elemento è stato associato un simbolo. I suoni generati e campionati delle opere in casa, inizialmente pensati come punti liberi nello spazio, si trasformano visivamente nelle stesse strutture. Gli armonici sono linee libere e sciolte che cominciano a dare un colore armonico al brano. La melodia del violino si sviluppa mantenendo costante un solo elemento: un parametro ritmico rappresentato nella partitura come un segmento rosso.
La musica è in continua trasformazione, si crea momento dopo momento in un continuo processo di metamorfosi così come nella partitura i simboli si modificano e pian piano arrivano forme più morbide, più rotonde che portano al vortice finale, generando questo Dialogo a più voci.
Virginia Sutera
È da sempre interessata alla creazione del linguaggio musicale e all’interazione della musica con le altre arti. I suoi progetti, Duo Sutera Novali, ANSER e Tuscany Music Revolution sono cameristici con repertorio originale tra scrittura e improvvisazione. Trova meraviglioso creare musica nello stesso momento in cui la si sta suonando.
Credits
Violino, improvvisazione e composizione
Virginia Sutera
Registrazione
Ermanno Novali
Autore
La casa di Antonio La Grotta
Doc
I disegni di Laura
Doc
Le diapositive di Leonardo
Leonardo Mosso e Gianfranco Cavaglià, progetto di allestimento della mostra «Un_altra Italia nelle bandiere dei lavoratori» Museo Nazionale del Risorgimento, Direttore_ Vittorio Parmentola, Torino 1981, foto di Leonardo Mosso
Leonardo Mosso e Gianfranco Cavaglià, progetto di allestimento della mostra «Un_altra Italia nelle bandiere dei lavoratori» Museo Nazionale del Risorgimento, Direttore_ Vittorio Parmentola, Torino 1981, foto di Leonardo Mosso
Leonardo Mosso, «La Cappella per la Messa dell’Artista», fotografia dell’autore del modello e dell’interno, 1963
Leonardo Mosso, «La Cappella per la Messa dell’Artista», fotografia dell’autore del modello e dell’interno, 1963
Ritratto di Alvar Aalto e Leonardo Mosso durante il sopralluogo per il progetto di villa Erika, Moncalieri, 1969, fotografia di Gianfranco Cavaglià
Leonardo Mosso e Gianfranco Cavaglià, progetto di allestimento per il Museo della Resistenza, foto Leonardo Mosso, 1980
Leonardo Mosso e Gianfranco Cavaglià, progetto di allestimento per il Museo della Resistenza, foto Leonardo Mosso, 1980.tif
Leonardo Mosso, «La Cappella per la Messa dell’Artista», fotografia dell’autore del modello, 1963
Esercitazioni del Corso di Plastica Ornamentale del Professor Leonardo Mosso, fotografia di Leonardo Mosso, anni _60
Doc
I diari di Laura
Dai primissimi anni '70, Laura Castagno tiene un diario su quaderni a quadretti in cui annota ragionamenti, spunti artistici, schizzi e riflessioni progettuali.
4-dicembre-2002
5-agosto-2017
12-e-13-marzo-2003
13-e-14-dicembre-2002
21-maggio-2017
21-maggio-2017-1
28-dicembre-2002
30-luglio-2017
31-dicembre-2002
Doc
Gli appunti personali di Leonardo
Ricerca, struttura e scelta. 1961-1967, Storia e critica dell'esperienza didattica del corso di Plastica ornamentale tenuto da Leonardo Mosso alla facoltà di Architettura di Torino
Credit
Circolo del Design
presenta
Archivi d’Affetto
A cura di
Maurizio Cilli
Sara Fortunati
Stefano Mirti
Con il patrocinio di
Città di Torino
Con il contributo di
Regione Piemonte
Episodio 01
La casa di Laura Castagno e Leonardo Mosso
Direzione
Sara Fortunati
Curatela
Gianfranco Cavaglià
Maurizio Cilli
Stefano Mirti
Coordinamento di progetto
Marilivia Minnici
Art Direction
Fionda
Progetto di allestimento mostra
Gianfranco Cavaglià
con la collaborazione di Anna Rita Bertorello
Coordinamento prestiti per l’Istituto Alvar Aalto
Stefano Mosso
Sito web
NewTab Studio
Autori in residenza
Mariano Dallago
con
gli studenti del Triennio in Design di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti
Ludovica Gerardi
Lorenzo Meroni
Aldo Mucciarone
Aurora Possenti
Bianca Felicori
Hagit Pincovici
con
Eleonora Diana, film making e editing
Francesca Siracusa e Liber Dorizzi, danzatori
Virginia Sutera
con
Ermanno Novali, registrazione
Video “STORIE RITROVATE”
IED Torino
Studenti del terzo anno del Corso Triennale in Fotografia
Gaia Benedetti
Matilde Bono
Isabella Castellano
Gianluca Catalano
Samuele Chinaglia
Benedetta Crosetto
Alessandro Di Lenardo
Salvatore Gaballo
Susanna Giacinto
Greta Maria Ratto
Giulia Rissone
Anna Tamagnone
Docenti IED coordinatori del progetto
Eleonora Diana
Guglielmo Diana
Federico Lagna
Coordinatrice del Corso
Giulia Ticozzi
Allestimenti di mostra
Marco Ferrero
Erwin Steiner
Fabbricanti d’immagine
Cornici
Silvio Zamorani
Comunicazione
Nicoletta Piccolo
Marianna Peracchi
Ufficio stampa
Spin-TO
Project controller
Enza Brunero
Amministrazione
Aline Nomis
Con il patrocinio di
Città di Torino
Maggior sostenitore
Fondazione Compagnia di San Paolo
Con il contributo di
Regione Piemonte
Con la collaborazione di
IED Torino
NABA, Nuova Accademia di Belle Arti