Torino, città molteplice, di case eleganti e quartieri operai, sospesa tra tradizione e cambiamento. Torino, scenario del primo romanzo di Carlo Fruttero e Franco Lucentini: “La donna della domenica” un giallo che attraverso le vicende dell’indagine, profila il ritratto della città nelle sfumature e di una galleria di personaggi che sono, prima di ogni altra cosa, modi di parlare e di dialogare.

Intro

La donna della domenica: una signora città di Maurizio Cilli e Stefano Mirti

Con questa nuova puntata di Archivi d’Affetto, ci immergiamo nel racconto di una città attraverso il ritratto di un libro molto speciale. Torino, ieri e oggi, diventa protagonista di una narrazione stratificata, specchio di luoghi, personaggi e atmosfere. Se nelle precedenti puntate abbiamo esplorato le visioni di Leonardo Mosso e Laura Castagno, la cultura del commercio incarnata dal negozio Jana di Alda Farinella, e l’impegno civile nell’insegnamento di Piergiorgio Tosoni, questa volta il nostro viaggio si addentra direttamente nelle strade e nei salotti della città. 

 

Archivi d’Affetto dedica questo quarto episodio all’amore incondizionato di Carlo Fruttero e Franco Lucentini per Torino, abbiamo scelto di farlo, mostrando le liste e i taccuini originali, scritti durante la gestazione del loro primo romanzo: La Donna della Domenica. Pubblicato per la prima volta, dopo anni di lavoro, nel marzo del 1972 e considerato un giallo per superficiale consuetudine, l’opera racchiude in sé molto altro, dalla rappresentazione complessa di una città investita, come poche altre, dai flussi migratori dal sud del Paese, al catalogo di segni, rilevati e de-codificati con straordinaria dovizia, delle contraddizioni della società borghese scossa dai cambiamenti. 

 

Gli autori delineano una lettura pungente, in chiave ironica, dei tratti caratteriali e sociolinguistici di una dozzina di cittadini torinesi coinvolti nell’indagine dei due omicidi attraverso una stretta correlazione tra toponomastica e onomastica dei personaggi.

 

 Una galleria di figure che diventano  chiave di lettura per comprendere un certo spirito torinese: sofisticato e mondano, ma anche attraversato da tensioni e ambiguità. Attraverso di loro, la città si rivela nella sua doppia natura di luogo fisico e immaginario, crocevia di identità e proiezioni collettive.

Secondo una lettura interpretativa della città e del suo territorio, un’urbanistica articolata attraverso una serie di luoghi fortemente caratterizzati, dai suoi conflitti alle tradizioni immutabili, interni, esterni, luoghi comuni e stereotipi.  

 

In questo nuovo episodio proponiamo un gioco di interpretazione attraverso una mappa della città corredata di apparati visivi e articoli dai quotidiani dell’epoca che concorrono a delineare un possibile profilo di Torino, negli anni di gestazione del romanzo. La Mappa attraverso otto luoghi propone una selezione dei principali scenari urbani delle vicende della storia.

 

Oltre alla mappa, presentiamo una serie di contributi video realizzati dal corso di Fotografia dello IED di Torino, che mostrano come sono oggi quei luoghi della città. Come per ogni episodio di Archivi d’Affetto, ospitiamo, il contributo di giovani autori resident del progetto, in questo caso un’opera digitale dedicata a La Donna della Domenica dal duo K095c dal titolo Un Tizzo d’Inferno.

 

L’episodio propone una riflessione sul rapporto tra narrazione e città. Fruttero & Lucentini ci mostrano come la letteratura possa diventare strumento di indagine di immaginari urbani, dove i luoghi parlano attraverso le storie che li abitano.

 

La donna della domenica: una signora città si sviluppa grazie alla collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, nell’anno che segna il cinquantesimo anniversario dell’uscita dell’omonimo film di Luigi Comencini, in previsione della celebrazione nel 2026 del centenario della nascita di Carlo Fruttero.

Chi

Fruttero & Lucentini di Domenico Scarpa

Fruttero & Lucentini sono stati due artigiani, soprattutto. Lavoravano con il tempo, con lo spazio e con le immagini: con quelle che a loro venivano fuori chissà come o che costruivano con pazienza di fantasia, e anche con quelle che per calcolo preciso sarebbero nate nella testa dei loro lettori. Ma lavoravano con le parole, soprattutto: suoni, ritmi, variazioni, architettura di una frase, di una pagina, di un romanzo.

 

Soprattutto, però, F&L hanno lavorato divertendosi. Le loro architetture erano più immateriali ancora delle materie di cui erano fatte, e questo succedeva perché i loro romanzi – a cominciare dal primo, La donna della domenica – erano il risultato di anni e anni di discussioni strenue sulle grandi linee della storia o sui dettagli di una descrizione, sul tono di una battuta o sul colore di un aggettivo. Anni passati a discutere di cosa e come scrivere prima di scrivere una sola parola.

 

Allo stesso modo, senza essere ancora una ditta con tanto di & commerciale, F&L hanno lavorato insieme per quindici anni prima di pubblicare La donna della domenica.

Per quindici anni, prima da Einaudi e poi da Mondadori, sono stati soprattutto dei traduttori e curatori di testi: due lettori di professione che si erano accorti di avere gli stessi gusti e le stesse insofferenze, e così per loro fu relativamente facile, più tardi, immaginarsi una storia su Torino e su una signora di Torino, su una giovane bellissima donna intelligente e leggera e spiritosa un po’ come loro, e idem per il commissario che le avrebbero messo accanto. Anna Carla c’est nous, avrebbero potuto dire con Flaubert, ma anche Le commissaire Santamaria c’est nous. E anche Massimo, e Lello, e Vollero, e Bauchiero, e le sorelle Tabusso, e perfino Bonetto e Zavattaro e Garrone, tutte quante e tutti quanti erano F&L, così come F&L più tutte e tutti loro erano e sono ancora – ancora e soprattutto – questa signora città che è Torino.

 

Ma se davvero questa è la Torino di due grandi artigiani è perché quelle parole e ritmi che non si toccano, quelle architetture e spazi immateriali risucchiano il lettore dentro il romanzo, gli danno l’impressione di camminare per la città, di udire con le proprie orecchie le conversazioni, di essere spettatore e quasi attore allo stesso tempo: Turin – anzi, Torino – c’est nous.

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Domenico Scarpa

A partire dal 1999, Domenico Scarpa ha curato svariate opere di Franco Lucentini e di Fruttero & Lucentini e, nel 2019, il doppio «Meridiano» Mondadori delle loro Opere di bottega.

Scarpa è consulente letterario del Centro internazionale di studi Primo Levi, per il quale ha appena curato la mostra Giro di posta. Primo Levi, le Germanie, l’Europa, in corso a Torino a Palazzo Madama. Nel 2023 ha pubblicato per Hoepli Calvino fa la conchiglia. La costruzione di uno scrittore. Cura per Einaudi le opere di Natalia Ginzburg e per Sellerio i romanzi di Graham Greene.

Video

Sguardi nel tempo in collaborazione con IED Torino

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Crediti

Video realizzato dagli studenti e dalle studentesse del secondo anno del Corso Triennale in Fotografia di IED Torino:
Melissa Bilotti
Silvia Bussolino
Giulia Franceschini
Fabiana Scalise
Sofia Valabrega
Luca Zanzone

 

Docenti IED coordinatori e coordinatrici del progetto:
Eleonora Diana
Guglielmo Diana
Federico Lagna

Autore

Un tizzo d'inferno di k095c

Nel romanzo”La donna della domenica”, l’arma del delitto è un fallo di pietra, un simbolo di potenza che si trasforma in beffa. Qui, l’oggetto si fa monumentale ma gonfiabile, incarnando il potere corrotto e illusorio di Garrone, personaggio subdolo e manipolatorio. Non un’autorità ufficiale, ma un parassita che prospera tra ricatti e ipocrisie.
La scelta del gonfiabile è centrale: mentre la pietra evoca stabilità e durabilità, il materiale leggero e instabile suggerisce fragilità ed effimerità. Basta una pressione e si sgonfia, rivelando l’inconsistenza di un potere che sembra solido ma è in realtà solo illusorio.
L’ironia, elemento chiave del romanzo, si traduce in un linguaggio visivo ludico e leggero. Il gonfiabile amplifica il contrasto tra la gravità dell’atto e la superficialità con cui viene vissuto dai personaggi, riflettendo sulla fragilità del potere e sulla sua natura effimera in un mondo che si maschera sotto una facciata di gioco e inganno.

  • Un tizzo d'inferno

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k095c

Nati a Catania nel ’94 e basati a Torino, Kinga Raciti (graphic designer) ed Emidio Bruno (sviluppatore) esplorano l’intersezione tra reale e artificiale indagando le possibilità della materia digitale. Hanno
collaborato con collettivi e label musicali come Paynomindtous (Torino) e Mizuha (Tokyo) e pubblicato la zine fotografica Worldwide Safari.

Mappa

TO041972 - Torino scenario ideale a cura di Maurizio Cilli

Doc

Copertine edizioni estere Biblioteca traduzioni Mondadori, conservata da Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori

Se nulla si è perso per strada, La donna della domenica è stata tradotta in diciotto lingue, di cui tredici entro i cinque anni dall’uscita. Qui ne offriamo quattro per sette diverse edizioni, numero perfetto e gran varietà di soluzioni iconografiche e grafiche. Tre dei volumi sono in tedesco, la lingua in cui F&L hanno avuto maggiore fortuna all’estero. Un’unica annotazione letteraria: il poeta Philippe Jaccottet, che ha firmato svariate versioni da F&L, ma anche da Lucentini come autore solista, ebbe nel 1973 per la sua Femme du dimanche il premio per la migliore traduzione in francese.

Die Sonntagsfrau, trad. di Herbert Schlüter, Piper, München 1974

Od utorka do nedjelje, trad. di Ivo Klarić e Danijel Bućan, Naprijed, Zagreb 1974

Žena na nedel’u, trad. di Marína Miháliková-Hečková, Slovenský spisovatel’, Bratislava 1977

La femme du dimanche, trad. di Philippe Jaccottet, Seuil, Paris 1973

Die Sonntagsfrau, trad. di Herbert Schlüter, Neue Schweizer Bibliothek, 1975

La mujer del domingo, trad. di Lorenzo Cortina, Noguer, Barcelona 1976

Die Sonntagsfrau, trad. di Herbert Schlüter, Deutscher Taschenbuch-Verlag, München 1976

Doc

Appunti di Fruttero & Lucentini Conservato da Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori

Questi cinque lunghi foglietti che F. scrive alternando una biro azzurra e una rossa sono gli appunti e le scalette per la parte conclusiva della Donna della domenica. La grafia è concitata: tutto viene eseguito in velocità e con parecchie abbreviazioni, a colpi di elenchi e promemoria più che con frasi compiute. Per i dialoghi F. si appunta solo le battute-chiave.
I cinque foglietti riguardano la giornata di domenica e il decimo e ultimo capitolo del romanzo, del quale coprono cinque episodi, dal paragrafo 2 fino al paragrafo 6, ma con svariati scostamenti rispetto al testo che poi verrà stampato. Questa scaletta, infatti, non ci mostra l’ultima fase del lavoro, e proprio per questo appare preziosa: avvincente, anzi. Si comincia, nel foglio scritto a biro rossa ma numerato «1» a biro azzurra, con il proverbio torinese sulla «cativa lavandera», un proverbio che al commissario Santamaria, siciliano, rivela la soluzione dei delitti, e di lì in poi si va avanti a perdifiato.
Come è facile intuire, F. cancella la scaletta man mano che la svolge per esteso. L’ultimo foglietto è coperto di scrittura solo per metà; la frase conclusiva è «Bune Pere: DP [De Palma] ne sta parlando con la Tabusso. Spiegazione strained». In inglese strained significa «tesa»: e contemplare tutti assieme questi appunti per il capitolo X e ultimo è proprio come seguire la trance narrativa che con tensione crescente fa volare verso l’epilogo La donna della domenica.

Credit

Archivi d’affetto

Un progetto di
Circolo del Design

A cura di
Maurizio Cilli
Sara Fortunati
Stefano Mirti


Maggior sostenitore
Fondazione Compagnia di San Paolo


Finanziato
da
Unione europea – Next Generation EU

Il Circolo del Design è sostenuto da

Camera di commercio di Torino


Episodio 04

La donna della domenica: una signora città

 

Nato dalla collaborazione tra Circolo del Design e Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori

 

Direzione
Sara Fortunati

 

Curatela
Maurizio Cilli
Stefano Mirti

 

Curatore ospite
Domenico Scarpa

 

Coordinamento di progetto
Marilivia Minnici


Art Direction
Studio Grand Hotel
con
Marilivia Minnici

 

Mappa a cura di
Maurizio Cilli

 

Designer in residenza
k095c

 

Video “Sguardi nel tempo”
IED Torino
Studenti e studentesse del secondo anno del Corso Triennale in Fotografia:
Fabiana Scalise
Giulia Franceschini
Luca Zanzone
Melissa Bilotti
Silvia Bussolino
Sofia Valabrega

Docenti IED coordinatori e coordinatrici del progetto
Eleonora Diana
Guglielmo Diana
Federico Lagna

 

Graphic design
Studio Grand Hotel

 

Comunicazione
Marta Della Giustina
Beatrice Vallorani

 

Ufficio stampa
Spin-To
Fondazione Arnoldo Alberto Mondadori

 

Piattaforma web
NewTab Studio

 

Project controller
Enza Brunero

 

Fundraising
Rossana Bazzano


Segreteria organizzativa
Dana Segovia

 

Amministrazione
Aline Nomis

 

Intern
Agnese Giorgis
Anita Romanello
Francesco Cappuccio
Simona Dicioccio

 

Un ringraziamento speciale a
Carlotta Fruttero
Gianfranco Cavaglià
Paolo Verri

 

Partner Culturale
Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori

 

Con la collaborazione di
IED Torino