Un’idea vagheggiata fin dai primi anni '20, una prima occasione per Felice Casorati di congegnare l’architettura di uno spazio, un primo esercizio da cui prenderanno forma i progetti delle sue “cose mute e immobili”. Nel centenario della sua inaugurazione nel 1925, questo episodio celebra il Il Teatrino domestico di Cesarina e Riccardo Gualino. Uno spazio che annulla i confini tra la rappresentazione scenica e la vita.
Intro

Il Teatrino domestico di Cesarina e Riccardo Gualino di Maurizio Cilli e Stefano Mirti
Acquistata nel 1917 dai banchieri De Fernex, una villa all’incrocio di via Galliari con il Viale dei Tigli, nome originario del corso Massimo D’Azeglio, diventa la residenza privata a Torino di Cesarina e Riccardo Gualino.
Affacciata sul Parco del Valentino, è una dimora perfetta nella quale coltivare il piacere di dedicarsi all’arte dell’accoglienza dell’élite culturale della città.
Tra il 1923 e il 1924 in seguito ai lavori di ampliamento dell’ex villa De Fernex, a firma dell’ing. Andrea Torasso, matura l’ipotesi di allestire uno spazio scenico.
Sino a quel momento i Gualino dedicano attenzione e passione verso l’arte antica. Nella loro collezione figurano mobili preziosi, reperti archeologici, tappeti, monili, statue, ceramiche e dipinti straordinari di arte italiana: Giotto, Cimabue, Duccio di Buoninsegna, Botticelli, Andrea di Bartolo, Mantegna, Andrea Pisano, Filippo Lippi, Paolo Veronese, Tiziano.
Già anni prima, l’amicizia con Jessie Boswell, pittrice inglese di Leeds e futura componente del Gruppo dei Sei Pittori di Torino, costituisce il primo passo verso la formazione di quel cenacolo artistico che gravita intorno ai due mecenati. L’incontro con Lionello Venturi, nel 1918 risulta decisivo del cambio di rotta delle scelte collezionistiche dei Gualino.
Fu proprio la sua vicinanza a spingere i due verso quel “gusto dei primitivi” che rappresenterà l’apertura alla nuova scena dell’arte moderna.
Tra i giovani artisti segnalati da Venturi il torinese Felice Casorati con il quale nasce un profondo sodalizio. Amico e ritrattista di fiducia della famiglia Gualino, Casorati è invitato ad allestire il suo studio nella serra della villa di via Galliari.
In breve la serra di Casorati diviene un punto di riferimento per gli artisti torinesi, la frequentano Francesco Menzio, Carlo Levi e naturalmente Jessie Boswell, che insieme a Gigi Chessa, Nicola Galante ed Enrico Paulucci formano in seguito, dal 1929 al 1931, il Gruppo dei Sei Pittori di Torino.
Il mecenatismo per Gualino era un’impresa, un investimento in idee e in artisti che guardavano al futuro. Decisiva la figura di Cesarina Gurgo Salice, sua compagna e complice nel condividere la passione per le arti.
A partire dal 1921 frequenta corsi di danza ispirati a Isadora Duncan e nell’estate del 1922 frequenta a Deauville in Normandia «La Palestra», il collegio ginnico diretto dal capitano di marina Georges Hébert l’anno dopo Samuel Gourevitch, facoltoso proprietario terriero di origine ucraina, e socio di Riccardo Gualino nell’impresa di commercio di legnami, chiede di ospitare le sorelle Bella e Raja Markmann a Torino.
Originarie di Kiev, dove Bella si diploma in pianoforte. A Odessa, la città della famiglia di Leone Ginzburg Bella conosce Egon Hutter, militare dell’esercito austro-ungarico e suo futuro marito con il quale trova rifugio a Torino.
Nel 1923 Bella Hutter Markmann fonda una scuola di danza in via Arsenale, un’autentica palestra accessibile a tutti nel conferire all’arte coreutica una funzione educativa libera dalla retorica accademica.
Da questo intreccio profondo di amicizie e passioni condivise prende corpo il progetto di realizzare un Teatrino domestico sperimentale, uno spazio capace di annullare i confini tra la scena e la vita quotidiana, fra spazio pubblico e spazio privato.
Qui con “un atto di coraggio” come lo definisce lui stesso, Gualino concede a Casorati, pittore immune dalle regole della tradizione, l’occasione di congegnare l’architettura di uno spazio così speciale. Casorati coinvolge nell’impresa Alberto Sartoris, giovanissimo architetto conosciuto a casa di Annibale Rigotti. Immaginano un’esperienza sorprendente, attraverso una scala di legno curvato si apre alla vista un ambiente asettico grigio e nero, sotto a uno straordinario soffitto bianco a semi-cupola sostenuta da mensole gradonate e decorato da quattordici bassorilievi modellati da Casorati e inseriti come metope nel fregio che percorreva l’estremità superiore delle pareti del teatro.
Lo stesso Gualino si occupa di trovare in Germania delle lampade tubolari da nascondere nel fregio per alleggerire il contrasto di luce con le linee pure e meditate dei nudi esili, dormienti abbandonate, spazi fiabeschi e allusivi di un altrove abitato dalla bellezza, dalla felicità e dal mistero.
Cento seggioloni di legno nero lucido, con lo schienale lievemente curvo, ingentiliti da cuscini grigi, salgono a scalinata; il velario di panno è grigio, filettato di rosso; ai lati del boccascena due piedistalli scarlatti sostegono due figure di gesso, allegorie della commedia e della tragedia modellate da Casorati.
Il pavimento nero completa l’armonia in grigionero-rosso. Esemplare il contributo operato nel progetto da Sartoris, dove audaci linee pre-razionaliste limitano al minimo la grazia post-decò.
Un capolavoro di essenzialità e sobrietà. il Teatrino inaugura il 27 aprile del 1925,ospita la nuova sede della scuola di Bella Hutter e la compagnia di danzatrici formata da sua sorella Raja, naturalmente Cesarina e loro amica inglese Cynthia Maugham, sorella di Daphne che in visita a Torino conosce e sposa Casorati.
Prezioso il loro contributo in questo raro episodio di mecenatismo rivolto alla sperimentazione delle arti.
Un Laboratorio d’avanguardia e salotto culturale d’élite che incide sull’identità artistica torinese del Novecento.
La sua storia, dalla sua creazione fino al suo tragico destino, rappresenta una metafora della parabola esistenziale degli stessi coniugi Gualino, un percorso segnato da un’ambizione visionaria, un’attività frenetica e un’eredità frammentata.
Chi

Felice Casorati di Maurizio Cilli e Stefano Mirti
Felice Casorati, nasce a Novara nel 1883, dopo gli studi in Giurisprudenza si dedica all’arte, iniziando il suo apprendistato sotto la guida di Giovanni Vianello.
Nel 1907 espone alla Biennale di Venezia e successivamente a Ca’ Pesaro e alla Secessione Romana.
Nel 1915 viene arruolato, e due anni dopo, a seguito della tragica morte del padre, si trasferisce definitivamente a Torino con la famiglia, stabilendosi nella casa-studio di via Mazzini.
La guerra e la perdita paterna lasciano un segno profondo, riflettendosi nell’atmosfera angosciata delle sue grandi tempere del 1919-1920.
A Torino stringe un’importante amicizia con il giovane Piero Gobetti, che nel 1923 pubblica la prima monografia a lui dedicata.
Casorati diventa presto una figura centrale per la vita culturale torinese.
Il suo ruolo di animatore culturale è evidente alla Quadriennale al Valentino del 1923, dove, in qualità di responsabile della sala IX, invita a esporre artisti affermati come De Chirico e Carrà, ma anche giovani pittori torinesi come Gigi Chessa, Menzio, Levi e Morando.
Decisivo l’incontro con l’industriale e collezionista Riccardo Gualino, che gli commissiona non solo ritratti per sé e per i suoi familiari, ma anche un progetto ambizioso per il Teatrino domestico di Cesarina e Riccardo Gualino in via Galliari 28 a Torino.
Lo spazio scenico, inaugurato nel 1925, vede l’artista lavorare a stretto contatto con l’architetto Alberto Sartoris.
La sua influenza si estende anche al mondo del teatro, dove debutta come scenografo nel 1933 per il I Maggio Musicale Fiorentino.
Nel 1941, ottiene la cattedra di pittura all’Accademia Albertina, di cui diventerà direttore nel 1952 e presidente nel 1954.
Nel 1955 partecipa alla prima edizione di Documenta di Kassel; nel 1980 alla mostra “Les Realismes 1919-1939” a cura di Jean Clair, al-Centre Georges Pompidou di Parigi e, nel 1981, passata al Staatliche Kunsthalle di Berlino.
Figura centrale nel panorama dell’arte del XX secolo, la sua opera e la sua eredità artistica continua a essere celebrata in rassegne internazionali e mostre antologiche.
Nel 1961, un embolo gli causa l’amputazione della gamba sinistra. Felice Casorati muore nella sua casa di Torino il primo marzo 1963.
Testo
Il decalogo del perfetto invitato, ovvero come devi comportarti
Ogni invitato, riceveva all’ingresso un piccolo opuscolo, un semplice quartino di cartoncino Bristol impaginato e decorato da Gigi Chessa e in alcuni casi da disegni di Felice Casorati.
Un sorriso complice accompagnava quel gesto gentile, e semplice allusione per ciò che avrebbero letto una volta seduti.
Il pubblico raggiunto il suo seggiolone, soddisfatta la curiosità di guardarsi attorno, leggeva l’opuscolo, alcuni ridacchiavano, altri aggrottavano le sopracciglia:
I.
Sei dispensato dall’obbligo di ringraziare verbalmente,
con lettere o mediante visite,
Puoi intervenire con l’abito che meglio ti comodi,
considerato che “l’abito non fa il monaco”.
II.
Sei pregato (maschio o femmina) di stare in silenzio a sipario alzato.
III.
Puoi esprimere liberamente il tuo giudizio sullo spettacolo:
puoi, con perfetta serenità di coscienza, applaudire,
tacere, scuotere il capo, protestare, fischiare.
Sarà considerato eccessivo il lancio di vegetali.
IV.
Sei pregato di usare tolleranza verso gli artisti e le opere di tendenza passatista.
V.
Sei pregato di usare tolleranza verso gli artisti e le opere di tendenza avanguardista.
VI.
Sei pregato di non accapigliarti con gli avversari politici, durante gli intervalli.
VIlI.
Finito lo spettacolo, puoi accedere alle sale della Casa e ristorarti.
IX.
Puoi “filare all’inglese” ove meglio ti garbi.
X.
Alle ore 24.15 si spegneranno le luci.
Autore
Ricostruzione grafica del Teatrino di Maurizio Cilli
Ricostruzione grafica del Teatrino, elaborata a partire dalle fonti iconografiche.
In assenza di una planimetria di inserimento all’interno della casa, il lavoro procede sulla base delle fotografie disponibili, con particolare attenzione all’ordine dei bassorilievi lungo il fregio.
Studio in corso.






testo
Felice Casorati e Giacomo Cometti: progetto e realizzazione di Davide Alaimo
Fu un atto di coraggio quello di concedere carta bianca a un pittore perché facesse dell’architettura. Io speravo che, appunto perché immune dalle regole e dagli inciampi della tradizione, Casorati avrebbe risolto in modo originale il problema. La mia aspettativa non andò delusa.
Riccardo Gualino, Frammenti di vita, 1931.
Committente, designer ed esecutore. In questo racconto ci sono tutti gli attori che compongono abitualmente la filiera del progetto. Riccardo Gualino è il committente, finanziere spregiudicato, grande collezionista e colto mecenate.
È una figura ormai quasi dimenticata ma a cui Torino deve molto: con le sue sponsorizzazioni è riuscito all’inizio del ‘900 a innalzare l’ambiente culturale della città a livelli internazionali.
Felice Casorati, il designer, è certamente il protagonista. Ammesso alla Biennale di Venezia nel 1910 a soli 24 anni era, già negli anni ‘30 uno dei pittori più influenti sulla scena artistica, non solo torinese.
Dal 1928 era docente di Arredamento e decorazione interna all’Accademia Albertina. Giacomo Cometti, l’esecutore, era in realtà un abile scultore, allievo di Bistolfi, che si era dedicato fin dai primissimi anni del ‘900 alla realizzazione di arredi dalla costruzione impeccabile. Il suo laboratorio era anche una vera scuola di ebanisteria.
La storia del design del mobile è ricca di analoghi esempi di profiqua collaborazione tra creativo ed esecutore: Gio Ponti con Cassina, Franco Albini con Poggi, etc etc. Un rapporto simbiotico che unendo libertà creativa e sapienza costruttiva spesso porta alla nascita di capolavori. Cometti, più vecchio di circa vent’anni di Casorati, era il fornitore della più colta borghesia torinese di cui era riuscito a catturare la fiducia e a cui forniva arredi caratterizzati da uno stile liberty particolarmente rigoroso. I suoi mobili erano stati esposti con successo all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, a quella di Torino del 1902. Nel 1923 era tra i responsabili della sezione torinese alla prima Biennale di Monza. Lisci pannelli perfettamente incastrati tra loro, decorazioni intagliate scavando le superfici piane, vernici dai colori vivaci ottenuti tingendo il legno con aniline. Questa sua cifra stilistica ne faceva il realizzatore perfetto per i mobili ideati da Casorati.
Tra i momenti più alti della triplice collaborazione, oltre al teatrino di casa Gualino in via Galliari, c’è la realizzazione nel 1928 dei tavoli, degli sgabelli e delle colonnine in legno tinto di nero per lo stand, ideato da Casorati, della Snia Viscosa all’interno dell’esposizione allestita a Torino per celebrare il decennale della vittoria nella prima guerra mondiale. Pur nelle modeste dimensioni i tavoli, grazie ad una sprezzante noncuranza delle basilari regole dell’ergonomia, danno l’impressione di una monumentalità classica, di scala architettonica. Non mobili ma massici piedistalli neri e lucidissimi che esaltavano, per contrasto, la leggerezza dei tessuti realizzati con la nuova seta artificiale. La perfetta costruzione di questi mobili, caratterizzati da ampie superfici concave ottenute con un telaio centinato ed un rivestimento in compensato sottile, fu possibile solo grazie alla competenza del laboratorio di Cometti.
Al contrario i mobili fatti realizzare da Casorati per la sua casa studio di Torino e quelli costruiti da un falegname di Pavarolo durante la guerra, realizzati senza la collaborazione di Cometti mostrano il loro evidente limite tecnico. Superfici di compensato sottilissimo, telai approssimativi: volumi ben proporzionati ma dalla consistenza al limite della fruizione. Non fu soltanto una questione economica, è vero che in quel tempo il maestro aveva sostenuto spese considerevoli per l’ acquisto dello studio di via Mazzini e della casa di Pavarolo, ma Casorati era un pittore, il suo interesse erano i volumi, le masse, le superfici che voleva nere e lucenti: l’aspetto esecutivo era meno
rilevante.
A seguito della collaborazione con Casorati lo stile di Cometti diventa ancora più rigoroso: il vecchio ebanista, ormai ultrasettantenne, abbandona ogni intaglio e la decorazione degli arredi è data, come nell’ingresso del teatrino, solo dalle ondulazioni delle superfici. Queste stesse ondulazioni, che possiamo considerare un elemento distintivo della collaborazione tra designer ed esecutore, le troviamo in un oggetto dal particolare fascino: il reggilibri regolabile in legno tinto rosso donato da Cometti agli amici Felice e Daphne in occasione del loro matrimonio: una preziosa testimonianza lignea, grazie alla dedica incisa da Cometti sulla base, che ancora oggi è conservata nello studio di via Mazzini.
Scopri di più ↓
Davide Alaimo
Architetto, designer e storico delle arti decorative, è docente di Storia del Design e progettazione grafica allo IED di Torino. Ha curato mostre ed è autore di saggi sulle arti applicate e il disegno industriale. Ha pubblicato Colli Interni altoborghesi, Cristal Art, la lavorazione artistica del cristallo a Torino e Mobili di architetti e progettisti torinesi. È curatore degli archivi Pier Luigi Colli e Cristal Art.
Doc
Il teatrino Archivio Casorati
Il Teatrino domestico di Cesarina e Riccardo Gualino ritratto nei disegni e nelle immagini dell'Archivio Casorati












Crediti
Archivi d’affetto
Un progetto di
Circolo del Design
A cura di
Maurizio Cilli
Sara Fortunati
Stefano Mirti
Maggior sostenitore
Fondazione Compagnia di San Paolo
Il Circolo del Design è sostenuto da
Camera di commercio di Torino
Episodio 05
Le cose mute e immobili di Felice Casorati
Nato dalla collaborazione tra Circolo del Design e Archivio Casorati
Direzione
Sara Fortunati
Curatela
Maurizio Cilli
Stefano Mirti
Coordinamento di progetto
Marilivia Minnici
Graphic design
Studio Grand Hotel
Comunicazione
Marta Della Giustina
Beatrice Vallorani
Ufficio stampa
Spin-To
Piattaforma web
NewTab Studio
Project controller
Enza Brunero
Segreteria organizzativa
Dana Segovia
Amministrazione
Aline Nomis
Un ringraziamento speciale a
Giulia Casorati
Natalia Casorati
Piergiorgio Robino, grazie al quale è nata questa collaborazione
Partner Culturale
Archivio Casorati